Assodato ormai che l’autopsia
del "Santilli footage" non può essere considerata un falso ben architettato,
esistono invece notevoli incongruenze, a mio avviso, nella testimonianza-intervista
rilasciata da colui che asserisce di esserne stato il fantomatico
cineoperatore.Innanzitutto egli sostiene di aver preso ordini diretti
dal Gen. McMullen e di essersi recato, con altro personale militare,
sul luogo dell’UFO-crash nei pressi di Soccorro (New Mexico) e di
avere filmato tutte le fasi di recupero dell’oggetto volante, nonché
la rimozione dei frammenti e le successive autopsie degli umanoidi
rinvenuti sul luogo dell’incidente. L’attrezzatura adoperata sarebbe
stata "presa in carico" a Washington D.C. : cinepresa Bell
& Howell-70 dotata di torretta a 3 obiettivi e svariate bobine
di pellicola 16 mm. <<Cine Kodak Super XX Panchromatic - Direct
positive process>> (almeno un centinaio; forse più, in quanto
una bobina aveva una durata di minuti 2,5). Come conseguenza di
tale operazione, Barnett deve sicuramente aver firmato un registro
per ritirare il materiale, che da quel momento passava sotto la
sua diretta responsabilità. Non dimentichiamo, a tal proposito,
la fiscalità dei depositi militari per qualsiasi tipo di materiale
custodito e minuziosamente inventariato, il che prevedeva, non trattandosi
di vettovagliamento, la riconsegna dello stesso numero di pezzi
terminata la missione, con scarico su altro apposito registro, non
necessariamente dello stesso deposito di partenza. Altro elemento
importante da sottolineare è che il Gen. McMullen, avendo personalmente
dato un’ "insolito" ordine, non di competenza di un così alto ufficiale,
ma routine normalmente espletata dagli ufficiali subordinati (coordinanti
le squadre di soccorso e recupero), era sicuramente e "impazientemente"
interessato a visionare e custodire i filmati, essenziali per successivi
studi e comparazioni, nonché per addestramento di squadre specializzate
in "recupero, ricovero e smaltimento" (effettivamente istituite
in seguito).
Come si spiega allora l’affermazione
di Barnett "...Trattenni tutte le pellicole perché non avevo
nessuno cui raccordarmi...". Non vale la scusa dell’estrema confusione,
dovuta al fatto che in quel periodo i vari reparti dell’esercito
erano sul punto di separarsi per una nuova riorganizzazione: lo
strettissimo controllo effettuato dai "burattinai" su tutte le persone
civili e militari che ebbero a che fare con la vicenda Roswell ne
è una prova lampante; impossibile pertanto a Barnett poter gestire
senza controllo materiale così importante. Altra affermazione palesemente
contraddittoria è quella riguardante la fase di sviluppo della pellicola
ed è proprio quella che ora andremo a verificare. <<Fui io
stesso a sviluppare il film quando ritornai alla base>>, dice
Barnett; non è chiaro poi se venga anche affermato: <<Parte
di esse le sviluppai a casa>>.
Tutto ciò è altamente improbabile,
se non impossibile, in quanto un cineoperatore normalmente non aveva
compiti di sviluppo; in particolare, per il tipo di pellicola usata
nel nostro caso (Cine Kodak Super XX Panchromatic - Direct positive
process), il processo non è assolutamente praticabile con il metodo
dei secchi o delle vaschette, secondo quanto illustrato da Bob Shell
al 5° Simposio Internazionale di San Marino. Lo stesso Shell, da
me intervistato su questo punto, ha ribadito che <<il procedimento
specificato da Barnett era praticabile>> e che pertanto la
mia perplessità <<non aveva senso>> (letteralmente).
Su ciò dissento vivamente, illustrando con l’ausilio di manuali
"Kodak" come dovevano essere trattate, dopo le riprese, le pellicole
utilizzate da Barnett, punto che lo stesso non ha mai chiarito.
LO SVILUPPO.
TRATTAMENTO POSITIVO DIRETTO.
Direct Positive (Reversal) Pocessing.
Alcune emulsioni fotografiche
possono essere trattate in modo da produrre, senza una fase intermedia
di stampa o di duplicazione, un’immagine aventi gli stessi rapporti
di brillanza e le stesse relazioni tonali del soggetto originale.
Cioè l’emulsione esposta al soggetto produce direttamente, al termine
del trattamento, un’immagine positiva. Non esiste pertanto un
negativo dal quale si possano stampare positivi e per ogni copia
ricavata con questo metodo deve essere esposto un separato fotogramma
(se è necessario stampare un elevato numero di copie può essere
conveniente riprendere il soggetto originale su una pellicola negativa,
oppure ricavare un negativo intermedio dall’immagine positiva).
Un metodo per produrre direttamente un’immagine positiva è il trattamento
di inversione, le cui fasi principali sono le seguenti :
- Il materiale sensibile
viene esposto a un soggetto o ad un’immagine positiva ;
- Un primo sviluppo produce
nell’emulsione un’immagine negativa ;
- L’immagine negativa
viene sbiancata in un bagno che elimina dall’emulsione l’argento
metallico lasciando gli alogenuri d’argento residui ;
- La parte non esposta
e non sviluppata dell’emulsione, che corrisponde ad un’immagine
positiva del soggetto, viene resa sviluppabile mediante esposizione
a luce bianca (colpi di luce mirata e non necessariamente uguale
per tutta la pellicola) oppure per via chimica ;
- L’immagine positiva
viene sviluppata e fissata.
Nelle pellicole da invertire
le esposizioni sono più critiche che in quelle da trattare come
negative, poiché le possibilità di effettuare correzioni durante
il trattamento sono molto ridotte.
TRATTAMENTO DI INVERSIONE.
Reversal Processing.
Il trattamento di inversione
forma direttamente un’immagine positiva, cioè una riproduzione simile
al soggetto originale. E’ usato per ottenere trasparenze positive
in bianco e nero, riproduzioni positive al tratto per arti grafiche,
nonché pellicole cinematografiche, diapositive e stampe a
colori. Per ottenere un negativo di elevata qualità di norma è opportuno
un accurato controllo dell’esposizione e dello sviluppo, tuttavia
alcune variazioni in queste fasi non impediranno di ricavare dal
negativo stampe accettabili, poiché le possibilità di variare
l’esposizione di stampa permettono di correggere alcuni errori (non
tutti) dei negativi. In altri termini, esiste una notevole latitudine
nell’esposizione, nello sviluppo e nell’uso della maggior parte
dei materiali negativi.
La situazione è diversa
nel caso del trattamento di inversione, poiché si può ottenere un’immagine
di elevata qualità soltanto se l’esposizione e il primo sviluppo
sono equilibrati ; qualsiasi allontanamento da quest’equilibrio
peggiorerà la qualità dell’immagine. A causa di questa dipendenza
dall’equilibrio esposizione - sviluppo e a causa delle possibilità
di decadimento dell’immagine nelle altre fasi del procedimento,
il trattamento di inversione richiede controlli molto accurati."
Come spiegarsi dunque l’utilizzo
da parte di Barnett di questo tipo di pellicola, così "severa" sia
in fase di esposizione che di sviluppo, quando le normali procedure
utilizzate dai cineoperatori militari (vedi combat-film) prevedevano
l’utilizzo soprattutto di pellicole con successivo sviluppo di negativo ?
Eppure la situazione così speciale ed insolita che gli era stato
chiesto di documentare presentava molti aspetti difficili da gestire
per ripresa ed esposizione.
Forse erano presenti "altri"
cineoperatori con pellicole di diverso tipo ?
TRATTAMENTO SPECIFICO
DELLE PELLICOLE CINEMATOGRAFICHE KODAK 16 MM IN BIANCO E NERO.
Le pellicole cinematografiche
in lunghezza sino a 30 metri possono essere trattate su grandi rocchetti
a spirale, oppure su un’apposita apparecchiatura a telai da usare
in vasca.
AGITAZIONE. I metodi di agitazione
raccomandati variano in funzione del tipo di attrezzatura impiegata.
Grandi rocchetti a spirale :
si immerga il rocchetto nella soluzione impartedogli una rotazione
sufficiente a farlo ruotare di ½ o 1 giro. Si sollevi e si abbassi
il rocchetto circa di 1 centimetro (mantenendolo immerso nella soluzione)
per i primi 15 secondi, battendolo sul fondo della tank per staccare
dalla pellicola le bolle d’aria. Si agiti la pellicola ogni minuto
sollevando il rocchetto fuori dalla soluzione, inclinandolo approssimativamente
di 30° per farlo scolare per 10-15 secondi e immergendolo nuovamente
con un vigoroso movimento di rotazione sufficiente a farlo ruotare
di ½ o 1 giro entro la soluzione. Si alterni il senso di rotazione
ogni minuto. Appena prima del termine del tempo di sviluppo, si
faccia ruotare il rocchetto per 15 secondi.
Telaio e vasca : Si
agiti la pellicola per 5 secondi sotto la soluzione subito dopo
l’immersione. A intervalli di un minuto si sollevi il telaio completamente
fuori dalla soluzione, lo si faccia sgocciolare per alcuni secondi
e lo si immerga nuovamente. Con questa agitazione il tempo di sviluppo
a 20° C sarà approssimativamente di 9 minuti. Con la minore agitazione
normalmente impiegata nelle apparecchiature dei laboratori industriali
il tempo di sviluppo sarà invece di circa 11 minuti.
E’ pertanto verosimile poter
lavorare in questa maniera con i secchi di alluminio mostrati da
Bob Shell ?
CONTROLLO DEL TRATTAMENTO
DI INVERSIONE.
Per ottenere immagini
positive dirette non può essere usata un’unica serie di soluzioni
di trattamento per tutti i materiali fotografici e cinematografici.
Ogni procedimento deve essere previsto in particolare per un determinato
materiale, sia per quanto riguarda la composizione delle soluzioni,
sia per i tempi di trattamento. Per applicazioni in bianco e nero
sono fabbricate alcune speciali emulsioni invertibili e il trattamento
consigliato dal fabbricante va scrupolosamente seguito.
Anzitutto l’esposizione deve
essere corretta. Un’esposizione eccessiva produce un’immagine "leggera",
nella quale si perdono i dettagli delle alte luci ; poiché
l’immagine positiva viene formata dagli alogenuri d’argento lasciati
nella pellicola dopo lo sviluppo dell’immagine negativa, è evidente
che una sovraesposizione provocherà una eccessiva asportazione dell’argento
necessario per l’immagine positiva. Analogamente, un’esposizione
insufficiente lascerà troppo argento per l’immagine positiva, che
pertanto apparirà eccessivamente scura.
Il primo sviluppo è critico
ed è perciò essenziale che le istruzioni per il tempo di sviluppo
e l’agitazione siano strettamente seguite. Sovrasviluppo e sottosviluppo
forniscono risultati simili alla sovraesposizione e alla sottoesposizione.
A causa delle differenze nell’agitazione effettiva, il tempo di
trattamento ad una particolare temperatura potrà variare leggermente
in funzione del sistema di trattamento.
A mio avviso, quanto sopra
esposto porta ad una sola conclusione, peraltro già ribadita da
altri: e cioè che il fantomatico Jack Barnett, non essendo stato
in grado di gestire il lavoro di sviluppo nella maniera dallo stesso
raccontata, altri non sia che una pedina manovrata ad hoc per divulgare
materiale prevalentemente "autentico" (ma in realtà non custodito,
a casa o in altro luogo, per più di 40 anni dallo stesso cameraman),
al fine di studiare le reazioni dell’opinione pubblica messa di
fronte ad una realtà che, "rivelata" in modo graduale e velato,
a guisa di "vaccinazione", verrebbe assorbita senza particolari
traumi, lasciando intatte le fondamenta dei poteri sia politico-economici
che psicologico-religiosi.
CITAZIONI, FONTI BIBLIOGRAFICHE
E CONSULENZE.
- Notiziario UFO n° 12 (1997)
"Ho tradito il mio paese" - di Maurizio Baiata.
- Notiziario UFO n° 5 (1996)
" E se non fosse un originale ?" di G. Lollino.
- Notiziario UFO n° 5 (1996)
"L’uomo senza volto" di Maurizio Baiata.
- Notiziario UFO Settembre
- Ottobre 1995 "La Nuova Realtà" Baiata-Pinotti.
- Notiziario Ufo n° 7 (1996)
"Santilleide" di M : Hesemann.
- Notiziario UFO n° 6 (1996)
" E la Kodak sta a guardare" di G. Lollino.
- Notiziario UFO n° 3 (1995)
"La Pellicola è del 1947" di Bob Shell.
- Notiziario UFO n° 8
(1996) "La tela del ragno" di Forgione-Barbato.
- Enciclopedia della Fotografia
e della Cinematografia (1978) Kodak.
- Feininger "La nuova tecnica
fotografica" (Garzanti 1966)
- Hedgecoe "Scuola di fotografia"
(Mondadori 1991)
- I. Bradshaw "Fotografia"
(Rizzoli 1987)
- Giuseppe La Rosa - Cineprese
anni 1938-1970 - Tecniche di ripresa con cineprese a caricamento
a molla. (Cons. CUN Sede di Parma - Resp. Tecnico CUN Sede di
Parma).
- Dott. Italo Preti - Documentarista,
critico e storico cinematografico. (Cons. CUN Sede di Parma).
- Graziano Fantuzzi - Fotografo
e tecnico luci in cinematografia. (Cons. CUN Sede di Parma).
- Gianmaria Pacchiani -
Regista. (Cons. CUN Sede di Parma).
- MEGAFILM - audiovisivi
e documentari (PARMA). (Cons. CUN Sede di Parma).