GALILEO
Centro Ricerche
Esobiologiche
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Sulle possibilità
effettive di realizzazione di sistemi di propulsione estremamente
avanzati e del tutto innovativi, allo scopo di ottenere
la cosiddetta "Warp Drive" o "propulsione a curvatura"
che, sfruttando e modificando le proprietà dello spazio-tempo,
permetterebbe velocità superiori a quella della luce.
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Il sistema di propulsione interstellare
ideale, così come viene rappresentato nella letteratura e nella
cinematografia fantascientifiche, dovrebbe poter permettere viaggi
rapidi, sicuri e confortevoli verso altre stelle, anche molto lontane.
Affinché ciò possa diventare realtà, sono necessarie ben tre "rivoluzioni
scientifiche", tre enormi balzi in avanti nel nostro progresso scientifico-tecnologico:
l’invenzione di un sistema che permetta di superare la barriera
relativistica della velocità della luce, l’invenzione di un sistema
di propulsione che non richieda propellente, e la scoperta di una
fonte energetica per alimentare tali dispositivi. Una tecnologia
radicalmente nuova, per riuscire a superare le immense distanze
che ci separano anche dalle stelle a noi più vicine.
Attraverso la presente pubblicazione verrà
fornita un'illustrazione dell'attuale "stato dell'arte" nel campo
delle ricerche scientifiche sulla possibilità di propulsione a velocità
superiori a quella della luce, più una piccola "escursione" nel
regno delle congetture, relativa al fenomeno UFO. Gli argomenti
trattati sono stati distribuiti secondo il seguente schema:
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Parte I |
Si occupa
di alcuni aspetti generali e basilari relativi al problema
della Warp Drive. |
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Parte II |
Espone
una breve descrizione di alcune idee innovative, al limite
tra scienza consolidata e pura speculazione. |
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Parte III |
Fornisce
una sintesi di alcune interessanti possibilità emerse nel
campo della ricerca "di frontiera". |
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Parte IV |
Espone
alcune congetture relative alla connessione tra il fenomeno
UFO e la realizzabilità "pratica" della Warp Drive. |
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Parte
I
Il problema della
distanza
Le distanze interstellari
sono talmente enormi da risultare ai limiti delle nostre capacità
di percezione e di comprensione, se non addirittura al di fuori
di esse. L’esempio seguente può aiutare a farsi un’idea circa
l’entità del problema con cui si ha a che fare: se il Sole avesse
le dimensioni di una biglia del diametro di un centimetro, la
distanza dalla Terra (detta Unità Astronomica, AU) sarebbe di
poco più di un metro, il diametro della Terra sarebbe circa
quello di un capello, mentre quello dell’orbita della Luna sarebbe
circa di mezzo centimetro. Seguendo questa scala, la stella
più vicina si troverebbe circa a 340 chilometri di distanza.
Rimanendo in questa prospettiva, la luce impiegherebbe più di
8 minuti per percorrere quella "Unità Astronomica" di un metro
che separa il nostro Sole-biglia dalla Terra-capello. Le onde
elettromagnetiche sono l’entità più veloce tra quelle finora
conosciute, ma, nonostante questo, un raggio di luce impiegherebbe
ben 4,3 anni per superare quei 340 chilometri che, nella nostra
scala ridotta, ci separano dalla stella più vicina.
Il problema della
velocità
L’ostacolo principale
da superare per la realizzazione di viaggi interstellari "possibili"
è naturalmente la velocità. La stella più vicina, come abbiamo
detto, dista 4,3 anni luce. Procedendo a velocità convenzionali,
un eventuale viaggio verso questa stella sarebbe proibitivamente
lungo. Per esempio, un veicolo che si spostasse con la velocità
di una capsula Apollo impiegherebbe più di 900.000 anni.
Anche correndo all’incredibile velocità di 60.000 chilometri
all’ora, che è la velocità con cui la sonda Voyager ha lasciato
il nostro Sistema Solare, il viaggio richiederebbe circa
80.000 anni. In conclusione, per poter raggiungere le altre
stelle impiegando tempi ragionevoli, è necessario disporre di
un metodo per superare la velocità della luce.
Il problema della
massa
Un ostacolo meno ovvio
di quello relativo alla velocità è quello che riguarda il propellente.
Fino ad oggi l’unico sistema di propulsione alla portata delle
tecnologie umane, almeno quelle di dominio pubblico, utilizzato
per i veicoli spaziali, è quello basato sul principio di azione
- reazione (la Terza Legge di Newton): un flusso di propellente
(prodotti di combustione, gas compresso, ioni, plasma, particelle)
viene spinto fuori dal veicolo lungo una direzione, ed il veicolo
si muove per reazione nella direzione opposta. La spinta che
si ottiene dipende dalla velocità di emissione del propellente
e dalla sua densità: in generale, più lontano o veloce si vuole
viaggiare, più propellente occorre per poterlo fare.
Per lunghi viaggi verso le stelle vicine, la quantità di propellente
necessaria sarebbe enorme. Ad esempio, se si volesse mandare
un oggetto delle dimensioni di un autobus verso la stella più
vicina, e se si volesse compiere il viaggio in 900 anni, usando
un motore chimico come quello dello Shuttle, allora non ci
sarebbe abbastanza massa nell’universo per fornire la quantità
di propellente necessaria.
Usando un motore a fissione nucleare (mini bombe atomiche a
fissione utilizzate per fornire la spinta) servirebbero circa
un miliardo di serbatoi di propellente, ciascuno della
dimensione di una superpetroliera, mentre sfruttando la
fusione nucleare (mini bombe all’idrogeno) ne occorrerebbero
circa un migliaio delle stesse dimensioni.
Utilizzando sistemi di propulsione più avanzati, ma ancora in
fase di studio, come i motori ionici o i propulsori ad antimateria,
occorrerebbero circa una decina di serbatoi di propellente,
ciascuno della dimensione di un vagone ferroviario. Non
impossibile da realizzare, ma ancora troppo: basterebbe, infatti,
richiedere la possibilità di fermare il veicolo, una volta a
destinazione, oppure di aumentare anche solo leggermente la
velocità di crociera, per tornare alla situazione della "flotta
di superpetroliere".
In conclusione, ciò che occorre per compiere viaggi interstellari
è una forma di propulsione che non richieda propellente. Questo
implica la necessità di disporre di qualche tecnologia che permetta
di alterare le forze gravitazionali o inerziali, se non addirittura
di modificare la struttura stessa dello spazio-tempo.
Il problema dell’energia
La terza sfida è quella
dell’energia. Anche disponendo di un sistema di navigazione
non a reazione, capace di convertire direttamente l’energia
in movimento senza l’ausilio di un propellente, il consumo richiesto
sarebbe comunque enorme. Ad esempio, volendo inviare un veicolo
della taglia di uno Shuttle verso la stella più vicina, impiegando
50 anni (quindi viaggiando a velocità ancora sub-relativistiche,
cioè inferiori a quella della luce), occorrerebbe una quantità
di energia di oltre 70 miliardi di miliardi di Joule,
che è circa pari alla quantità di energia consumata da un paese
come l’Italia in 100.000 anni (al ritmo attuale di consumo).
Per superare questa difficoltà, occorre un modo per poter utilizzare
l’energia naturale presente nel vuoto dello spazio, oppure una
qualche scoperta eccezionale nella fisica della produzione dell’energia,
oppure un metodo per superare il vincolo imposto dalle leggi
dell’energia cinetica.
Gli ingredienti della
Warp Drive
Ciò che emerge da quanto
finora detto è l’impossibilità pratica di realizzare viaggi
interstellari, almeno utilizzando le tecnologie ufficialmente
disponibili. Ma non è abbastanza per considerare chiusa la questione.
"Non realizzabile oggi" non necessariamente significa "impossibile",
la storia del progresso scientifico è piena di esempi a riguardo.
Inoltre, nuovi e recenti sviluppi della fisica, nuove e rivoluzionarie
teorie, nuove osservazioni sperimentali stanno aprendo incredibili
spiragli su di un Universo i cui segreti sono ben lungi dall’essere
completamente rivelati, a dispetto delle affermazioni di alcuni
presunti scienziati (troppi), cocciutamente chiusi e arroccati
dentro alle loro fortezze adamantine di dogmi.
Rifiutando il concetto di scienza come collezione di atti di
fede, accettando ciò che essa in realtà è, cioè un insieme di
modelli più o meno accurati della realtà, accettando la sua
natura intrinsecamente caduca, dinamica ed in continua evoluzione,
e tenendo sempre presente il famoso aforisma di Sherlock Holmes,
ossia "Escludendo tutto ciò che è palesemente impossibile,
quello che rimane, per quanto incredibile, deve essere la verità",
di seguito affronteremo il problema della Warp Drive, dal punto
di vista di ciò che abbiamo, di ciò che vorremmo avere, e di
ciò che probabilmente avremo.
Per la realizzazione di un sistema Warp Drive si possono individuare
tre ingredienti fondamentali: un sistema di propulsione super-relativistico,
che superi, cioè, i vincoli imposti dalla Teoria della Relatività
di Einstein; un sistema di controllo dell’inerzia e della
gravità; una sorgente di energia adeguata.
1. Propulsione
super-relativistica
Il concetto di "propulsione
super-relativistica", o "propulsione iperspaziale", o "propulsione
a curvatura", è ormai uscito dal regno delle semplici congetture,
e comincia ad essere oggetto di speculazioni ai confini con
le teorie scientifiche più avanzate. In sintesi, sappiamo ciò
che conosciamo e ciò che non conosciamo, ma non sappiamo con
sicurezza se i viaggi a velocità superiori a quella della luce
(super-relativistiche) siano o non siano possibili.
L’ostacolo principale è rappresentato da un costrutto della
Teoria Speciale della Relatività di Einstein, il quale afferma
che, in condizioni normali, la velocità delle onde elettromagnetiche
nel vuoto (che è di circa 300.000 chilometri al secondo) non
può essere superata. Esiste una notevole mole di dati sperimentali
a sostegno di questa legge. Nondimeno, esistono altre prospettive,
alcune "situazioni anomale". Concetti come tachioni, wormhole,
universo inflazionistico, curvatura spaziotemporale, paradossi
quantici, sono abbastanza comuni nella letteratura scientifica
"credibile", pur essendo però ancora troppo presto per stabilire
l’effettiva percorribilità delle vie che sembrano suggerire.
Un argomento correlato con il superamento della velocità della
luce è quello dei paradossi temporali, cioè la violazione
del principio di causalità ("Ogni causa precede i propri
effetti") e il viaggio nel tempo. è possibile elaborare scenari
complessi nei quali uno spostamento a velocità super-relativistiche
induce spostamenti nel tempo.
Relatività Speciale.
In sintesi, la Teoria Speciale della Relatività, o Relatività
Speciale, è basata su due semplici assiomi:
- La distanza percorsa (d) dipende
dalla velocità (v) e dal tempo di percorrenza (t), in particolare
. (Semplice)
- Indipendentemente da quanto
velocemente si muova, un osservatore vede sempre la luce
viaggiare con la stessa velocità. (Questo lascia un po’
più sconcertati)
Le complicazioni nascono
quando questi due concetti vengono combinati per studiare i
moti relativi (di alcuni oggetti rispetto ad altri), con velocità
prossime a quella della luce: appaiono allora fenomeni come
il rallentamento del tempo o la contrazione dello spazio. Tali
fenomeni nascono dal fatto che tutti gli eventi, comprese le
nostre percezioni sensoriali, avvengono attraverso interazioni
che al massimo possono manifestarsi alla velocità della luce.
Se cominciamo ad avvicinarci alla velocità con la quale riceviamo
le informazioni, le informazioni percepite risulteranno distorte.
Il limite della velocità
della luce. Una conseguenza della Relatività Speciale è
il limite rappresentato dalla velocità della luce. Il problema
può essere affrontato anche da un altro punto di vista: per
aumentare la velocità di un oggetto occorre fornirgli più energia.
Se la velocità aumenta, anche la massa aumenta: l’energia necessaria
per accelerare l’oggetto, quindi, cresce al crescere della velocità.
Quando la velocità si avvicina a quella della luce, la massa
dell’oggetto risulta così grande che per ottenere accelerazioni
anche piccolissime occorrerebbero quantitativi enormi di energia.
Nonostante il problema della propulsione super-relativistica
appaia così ostico, esistono fondamenti teorici sufficienti
a giustificare studi e ricerche attorno a tale argomento. Il
cammino è ancora agli inizi, ma il lavoro di alcuni fisici come
Matt Visser, Michael Morris, Miguel Alcubierre, per citarne
alcuni, o quello di alcuni gruppi di ricerca come il prestigioso
NASA Breakthrough Propulsion Physics Program, sono un
forte incoraggiamento a proseguire per chiunque si occupi di
questi argomenti.
2. Controllo
dell’inerzia e della gravità
Per proteggere l’equipaggio
e le strutture di un’ipotetica astronave dotata di Warp Drive
dalle incredibili accelerazioni che tale sistema propulsivo
produrrebbe, un sistema per creare un ambiente con gravità ed
inerzia controllate risulta indispensabile. Inoltre, se si potessero
manipolare la forza di gravità e le forze inerziali, avremmo
anche la possibilità di ottenere un sistema propulsivo non a
reazione, e una quantità di altre cose utili come ambienti a
gravità sintetica nello spazio, ambienti a gravità zero sulla
terra, veicoli terrestri senza ruote, e così via.
Analogamente alla propulsione super-relativistica, anche questo
argomento è al livello della speculazione confinante con la
scienza. In questo caso però, a differenza del precedente, non
c’è nulla nelle conoscenze scientifiche attuali che affermi
l’impossibilità di manipolare la forza di gravità.
Non solo. Siamo ormai relativamente sicuri che gravità ed elettromagnetismo
sono fenomeni correlati. La nostra capacità di controllo sui
fenomeni elettromagnetici è considerevole, quindi è ragionevole
presumere che tale correlazione potrebbe un giorno portare ad
utilizzare il controllo dell’elettromagnetismo come mezzo indiretto
di controllo sulla gravità. Le connessioni tra i due fenomeni
sono ampiamente illustrate nella Teoria Generale della Relatività
di Einstein, o Relatività Generale. Teorie più recenti, provenienti
dalla Meccanica Quantistica, sembrano collegare la gravità e
l’inerzia ad entità chiamate "fluttuazioni del vuoto". L’argomento
è attualmente materia di studio nell’ambito del NASA Breakthrough
Propulsion Physics Program.
3. Sorgente di
energia
Per alimentare i propulsori
e i generatori di gravità della nostra ipotetica astronave,
occorre una sorgente di energia estremamente efficiente e sufficientemente
potente. I reattori a fusione nucleare, ancora in fase di sperimentazione,
potrebbero essere buoni candidati. Ancora di più potrebbero
esserlo ipotetici reattori materia – antimateria.
L’antimateria è qualcosa di assolutamente reale. Si tratta di
materia con carica elettrica invertita (anti-elettroni o positroni
con carica positiva, anti-protoni con carica negativa, e così
via). Accade che, se una particella collide con la sua corrispondente
antiparticella, avviene un fenomeno detto di annichilazione,
in cui entrambe le particelle si tramutano in energia, seguendo
la nota legge di equivalenza di Einstein, dove c è la
velocità della luce, m è la massa ed E è l’energia.
Per comprendere l’efficienza di tale processo di produzione
di energia, basta considerare che, per generare i 70 miliardi
di miliardi di Joule sopra menzionati basterebbe annichilire
389 chilogrammi di materia con 389 di antimateria.
Positroni, anti-protoni e altre antiparticelle sono normalmente
prodotte dagli acceleratori presso laboratori come il CERN,
e possono essere intrappolate ed immagazzinate per tempi relativamente
lunghi. Nel 1997 è stato prodotto artificialmente, per la prima
volta, un atomo di anti-idrogeno. Sono attualmente in fase di
studio applicazioni mediche e sistemi di propulsione basati
sull’uso di antimateria, nonché contenitori portatili per il
suo trasporto.
Il grosso problema sta nei costi e nell’efficienza degli odierni
sistemi di produzione. Attualmente, il costo per la produzione
di un milligrammo di antimateria si aggira attorno ai 100
miliardi di dollari. Per poter prendere in considerazione
eventuali applicazioni commerciali, questo costo dovrebbe almeno
essere ridotto di un fattore 10.000. Non solo, ma attualmente
il processo di generazione richiede più energia di quanta se
ne possa ottenere dall’antimateria prodotta. Le applicazioni
pratiche come nuova sorgente di energia sono quindi ancora lontane.
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Parte
II
Alcune idee basate
su ciò che conosciamo
Ci occuperemo ora di
dare una breve descrizione di alcune idee, emerse nel corso
della seconda metà di questo secolo, circa la possibilità di
viaggi interstellari. Queste idee sono basate su conoscenze
scientifiche già acquisite e consolidate.
- Progetto ORION (anni ’50
e ‘60) – Uso di bombe nucleari come sistema di propulsione
Circa 5 bombe nucleari al secondo verrebbero sganciate
dalla poppa del veicolo e fatte esplodere per ottenere la
propulsione. Un enorme scudo dovrebbe proteggere la nave
ed assorbire la spinta. Esperimenti condotti con esplosivi
convenzionali furono condotti per dimostrare la fattibilità
di tale sistema. Sebbene questo propulsore fosse stato concepito
per inviare una missione su Marte, fu anche preso in considerazione
per l’invio di piccole sonde verso le stelle vicine. Il
progetto fu terminato a causa del trattato sulla riduzione
dei test nucleari stipulato negli anni ’60.
- Progetto DÆDALUS (anni
’70)
Sul finire degli anni ’70 la British Interplanetary Society
recuperò il metodo propulsivo del progetto ORION, ridimensionandolo
ad un livello più ragionevole, ed orientandolo esclusivamente
verso applicazioni in spazio esterno. Il progetto DÆDALUS
fu finalizzato all’invio di una sonda verso la Stella
di Barnard (6 anni luce di distanza dalla Terra), con un
viaggio della durata di 50 anni. Esso avrebbe dovuto impiegare
micro – detonazioni nucleari a fusione, ottenute da un isotopo
appropriato recuperabile dall’atmosfera del pianeta Giove,
che la sonda avrebbe incrociato lungo la sua rotta di fuoriuscita
dal Sistema Solare.
- Reattore interstellare
di Bussard (anni '60)
L'idea, introdotta negli anni '60, si basa sul principio
di recuperare il propellente lungo il cammino, piuttosto
che trasportarlo all'interno dell'astronave. Catturando
i protoni isolati che fluttuano nello spazio interstellare,
ed in qualche modo utilizzandoli in un processo di fusione
nucleare, si dovrebbe poter ottenere una propulsione. Un'ampia
serie di limitazioni, purtroppo, rendono questa idea difficilmente
realizzabile: la difficoltà di catturare un numero sufficiente
di protoni, e il problema di attivare con questi protoni
una reazione nucleare, sono solo le due più evidenti.
- Vela laser interstellare
di Robert Forward (anni '80)
Le vele elettromagnetiche sono un'altra possibilità. La
luce, teoricamente, può sostituire i propulsori a reazione:
quando la luce colpisce un oggetto, essa esercita sull'oggetto
una spinta, anche se molto piccola (detta pressione di
radiazione). Usando sorgenti luminose molto intense
su superfici molto ampie, le forze diventano apprezzabili.
Robert Forward ha proposto di utilizzare un laser da 10
milioni di miliardi di watt di potenza, con cui illuminare
una vela di un migliaio di chilometri di diametro, passando
attraverso una lente di Fresnel delle stesse dimensioni.
Con questi numeri, è stata dichiarata la possibilità di
inviare un veicolo di un centinaio di tonnellate dotato
di equipaggio verso la stella più vicina, con un viaggio
della durata di soli 10 anni. Il problema principale, ovviamente,
consiste nella reperibilità di un laser da 10 milioni di
gigawatt. Questo livello di potenza è, infatti, 10.000 volte
più grande della potenza attualmente consumata su tutto
il pianeta Terra. A causa di ciò, Forward ha ridimensionato
il concetto verso livelli più ragionevoli. La potenza del
laser è scesa a 10 gigawatt, e il veicolo si è ridotto ad
una fragile ragnatela di fili del peso di 16 grammi e del
diametro di un chilometro. Tutti i dispositivi ed i sensori
del veicolo sono integrati all'interno della ragnatela.
Esistono molte altre idee basate sull'uso di onde elettromagnetiche
come mezzo propulsivo. Molto lavoro è però ancora necessario
prima di poter raggiungere qualche risultato pratico apprezzabile.
- Progetto ICAN-II di Gerald
Smith (anni '90) - Veicolo a propulsione catalizzata
con antimateria
Missioni ad alta velocità con equipaggio verso i pianeti
del Sistema Solare, oppure missioni con sonde automatiche
verso le stelle vicine, potrebbero essere compiute grazie
al progetto Ion Compressed Antimatter Nuclear (ICAN-II)
engine, sviluppato alla Pennsylvania State University.
Questo propulsore dovrebbe utilizzare anti-protoni per fare
implodere piccole capsule, contenenti combustibile per reazioni
di fusione nucleare nel loro nucleo. La spinta dovrebbe
essere prodotta dalla successione delle piccole detonazioni
nucleari generate dalle capsule. Un massiccio scudo dovrebbe
proteggere la nave e assorbire la spinta. Questo sistema
non ci permetterà di spostarci ovunque con velocità prossime
a quella della luce, almeno non prima di qualche decennio,
ma potrebbe rendere i nostri viaggi all’interno del Sistema
Solare molto più rapidi.
Alcune idee basate
su ciò che vorremmo conoscere
Ci occuperemo ora di
dare una breve descrizione di alcune altre idee, anch’esse emerse
nel corso della seconda metà di questo secolo, circa la possibilità
di viaggi interstellari. Queste idee sono basate sia su conoscenze
scientifiche già acquisite, sia su alcune possibilità suggerite
da conoscenze attuali e da nuove teorie ancora da verificare.
- Viaggi attraverso i wormhole
Sebbene la Relatività Speciale sembri proibire agli oggetti
di muoversi nello spazio-tempo a velocità superiori a quella
della luce, è noto che lo spazio-tempo stesso può essere
curvato e distorto. Sono necessarie quantità enormi di materia
e di energia per produrre tali distorsioni, le quali però,
almeno teoricamente, sono possibili. Usando un’analogia:
anche se esistesse un limite alla velocità con cui una matita
può muoversi su di un foglio di carta, il movimento o il
piegamento del foglio sarebbero comunque una questione diversa.
Nel caso dei wormhole, (o stargate, nel linguaggio
della fantascienza) si produce una scorciatoia curvando
lo spazio (piegando la carta) per collegare due punti inizialmente
separati. Queste teorie sono troppo nuove per poter essere
sia confutate che dimostrate valide. Non solo, ma il concetto
di wormhole fa emergere il problema del paradosso
dei viaggi nel tempo.
-
Ecco un modo per
costruire un wormhole: prima di tutto, occorre una
certa quantità di materia super-densa, come quella di cui
sono costituite le stelle di neutroni. Ne serve una quantità
tale da poter realizzare due anelli delle dimensioni dell’orbita
terrestre attorno al Sole, posti in corrispondenza di ciascuna
delle due estremità del wormhole che si vuole realizzare.
Infine, occorre portare i due anelli ad un potenziale elettrico
elevatissimo e farli ruotare entrambi a velocità prossime
a quella della luce. Naturalmente, anche se teoricamente
possibile, questo metodo risulta del tutto impraticabile.
In ogni caso, esistono altre idee, basate sul concetto di
"energia negativa", secondo le quali esisterebbero possibilità
molto più abbordabili per creare e mantenere aperto un wormhole.
-
La Warp Drive
di Alcubierre
Sebbene la Relatività Speciale sembri proibire agli oggetti
di spostarsi nello spazio-tempo a velocità superiori a quella
della luce, ancora non si sa quanto velocemente lo spazio-tempo
stesso possa muoversi. Usando un’analogia, consideriamo
un passeggero che si trovi su di un tapis-roulant
all’interno di un aeroporto. La Warp Drive di Alcubierre
sfrutta un principio simile a quel tapis-roulant: sebbene
possa esistere un limite alla velocità alla quale il passeggero
può camminare sul pavimento, cosa succede se il passeggero
si trova su di una sezione mobile del pavimento (analoga
ad una sezione mobile dello spazio-tempo) che si sposta
più velocemente di quanto egli possa muoversi? Nel caso
della Warp Drive di Alcubierre, la sezione mobile dello
spazio-tempo dovrebbe essere creata espandendo lo spazio-tempo
dietro alla nave, e contraendolo davanti ad essa. L’idea
di espandere lo spazio-tempo non è nuova. Secondo la prospettiva
adottata dal modello detto "Universo Inflazionistico", per
esempio, si pensa che lo spazio-tempo si sia espanso con
velocità maggiore di quella della luce, durante i primi
istanti del Big Bang. Se questo fosse vero, allora lo spazio-tempo
potrebbe espandersi altrettanto velocemente durante la nostra
Warp Drive. Anche queste teorie, sfortunatamente, sono troppo
nuove per poter essere sia confutate che dimostrate valide.
Un sistema di propulsione
di questo tipo dovrebbe essere realizzato in questo modo:
per prima cosa, occorre un campo estremamente intenso di
"energia negativa" avvolto a forma di anello attorno alla
nave. La possibilità o meno di esistenza di questa "energia
negativa" è tuttora argomento di dibattito tra i fisici:
la fisica classica tende decisamente ad un "no", mentre
la fisica quantistica è più incline ad un "forse sì". Secondo,
è necessario un sistema per controllare il fenomeno, per
poterlo attivare e disattivare a piacimento: questo è un
punto piuttosto complesso, poiché l’effetto di distorsione
dello spazio-tempo è separato dalla nave. Terzo, si deve
presumere che l’intera distorsione si muova in effetti più
velocemente della luce, e questo è finora del tutto ignoto.
Quarto, anche questo concetto implica paradossi temporali
analoghi a quelli legati al concetto di wormhole.
-
Propulsione
tramite massa negativa
È stato dimostrato come sia teoricamente possibile creare
un effetto propulsivo continuo tramite la giustapposizione
di massa negativa e positiva, e come questo schema non violi
i principi di conservazione del momento e dell’energia.
Un’ipotesi cruciale per il successo di questo concetto è
che la massa negativa debba possedere inerzia negativa.
L’interazione combinata fra la massa positiva e quella negativa
determina un’accelerazione di entrambe le masse nella stessa
direzione. Questo concetto risale almeno al 1957, quando
emerse nell’ambito dell’analisi condotta da Bondi sulle
proprietà di un’ipotetica massa negativa, ed è stato ripreso
da Winterberg e Forward negli anni ’80, nel contesto di
studi su possibili mezzi di propulsione. Relativamente alla
fisica della massa negativa, non è noto questa possa esistere
o meno, e non è nemmeno noto se essa sia anche solo teoricamente
ammissibile. Tuttavia, sono stati suggeriti metodi per rilevare
prove della sua eventuale esistenza, nell’ambito della ricerca
di indizi astronomici sulla presenza di wormhole naturali.
.
-
Le ipotetiche
"propulsioni spaziali" di Millis
Una "propulsione spaziale" può essere definita come una
forma idealizzata di propulsione, nella quale le proprietà
fondamentali della materia e dello spazio-tempo vengono
sfruttate per creare forze di spinta ovunque occorrano,
senza dover trasportare ed espellere massa (come si fa per
le propulsioni a reazione). La possibilità di realizzare
ciò rivoluzionerebbe completamente il concetto di viaggio
spaziale, poiché eliminerebbe la necessità di propellente.
Una varietà di ipotetiche propulsioni spaziali sono state
concepite ed analizzate da Millis, allo scopo di identificare
i problemi specifici che dovrebbero essere risolti per rendere
plausibili tali modelli. Occorre sottolineare come questi
concetti non siano altro che costrutti puramente ipotetici,
finalizzati ad illustrare tutte le sfide che ci rimangono
da affrontare. Prima che una qualunque delle ipotesi di
Millis diventi realtà, occorre scoprire un metodo tramite
il quale un veicolo possa creare e controllare un campo
esterno asimmetrico di forze, agenti sul veicolo stesso,
senza dover espellere propellente. Tale metodo dovrebbe
inoltre soddisfare le leggi di conservazione.
Vela Differenziale. Analoga al principio del radiometro
ideale. Esiste una netta differenza nella pressione di radiazione
tra il lato di una superficie che assorbe e quello che riflette.
Si assume che lo spazio contenga una qualche forma di medium
isotropo di fondo (tipo le "fluttuazioni nel vuoto" o la
Radiazione Cosmica di Fondo) che costantemente interagisce
con entrambi i lati della vela.
Vela a Diodo. Analoga al diodo o allo specchio a senso
unico. La radiazione spaziale passa in una direzione e si
riflette dall’altra, creando una netta differenza nella
pressione di radiazione.
Vela ad Induzione. Analoga alla creazione di un gradiente
(variazione nello spazio) di pressione in un fluido. La
densità di energia (energia per unità di volume) della radiazione
spaziale viene aumentata dietro alla vela, e diminuita davanti,
al fine di creare una differenza nella pressione di radiazione
attraverso la vela.
Propulsione Diametrale. Questo concetto prende in considerazione
la possibilità di creare localmente un gradiente su di una
proprietà di base dello spazio (come ad esempio il potenziale
gravitazionale), tramite la giustapposizione di sorgenti
di campo diametralmente opposte attraverso il veicolo. Tale
schema risulta direttamente analogo alla propulsione con
massa negativa. La Propulsione Diametrale può anche essere
considerata analoga alla creazione di una zona di pressione
e una di depressione nel medium di fondo, così come
viene suggerito tramite la Vela ad Induzione.
Propulsione a Gradiente. Questo concetto racchiude la
possibilità di indurre attraverso il veicolo, in qualche
modo, un gradiente su di un potenziale scalare, il quale
genererebbe forze di spinta. Al contrario della Propulsione
Diametrale, si ipotizza che tale gradiente risulti realizzabile
senza l’ausilio di coppie di sorgenti di campo. Non è ancora
noto se e come tale effetto possa essere creato.
Propulsione a Tensione. Questo concetto si basa sulla
possibilità di alterare le proprietà dello spazio, come
ad esempio la costante gravitazionale di Newton, per creare
un gradiente propulsivo localizzato. Modificando la costante
gravitazionale per ottenere una tensione asimmetrica localizzata,
verrebbe prodotto un gradiente locale simile a quello del
meccanismo della Propulsione a Gradiente.
Propulsione a Disgiunzione. Questo concetto si basa
sulla possibilità di separare la sorgente di un campo da
ciò che reagisce al campo stesso. Separando le due entità
nello spazio, il reagente andrebbe a posizionarsi in un
punto dove il campo ha una variazione (gradiente), producendo
quindi forze di reazione tra la sorgente ed il reagente
stesso. Sebbene i dati a nostra disposizione sembrino affermare
l’inseparabilità delle tre entità sorgente, reagente e massa
inerziale, eventuali future prove del contrario determinerebbero
implicazioni rivoluzionarie nel campo dei mezzi di propulsione.
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all'inizio
Parte
III
Alcune nuove possibilità
Ci occuperemo ora di
illustrare alcune nuove interessanti possibilità, emerse nel
corso degli anni, che potrebbero in futuro costituire la base
per lo sviluppo di nuove teorie scientifiche e, di conseguenza,
di nuove tecnologie, tra le quali, forse, la nostra Warp Drive.
- Alcune novità intriganti
dalla fisica
La scienza e la tecnologia continuano ad evolvere. Solo
negli ultimi anni si sono verificati nuovi ed intriganti
sviluppi, ampiamente illustrati dalla letteratura scientifica.
Sebbene sia troppo presto per stabilire se qualcuna di queste
novità possa portare ai progressi desiderati nel campo dei
sistemi di propulsione, sicuramente esse costituiscono una
importante collezione di indizi del tutto inesistente sino
a pochi anni orsono. Ecco una fotografia di alcune di questi
elementi innovativi, aggiunti al nostro bagaglio di conoscenze
durante l’ultimo decennio:
1988;
Morris e Thorne: Teorie e valutazioni sull’uso di wormhole
per viaggi a velocità superiori a quella della luce.
1988; Herbert: Pubblicazione che mette in evidenza quegli
spiragli nella fisica che suggeriscono la possibilità del
superamento della velocità della luce.
1989; Puthoff: Teoria che estende il lavoro di Sakharov
del 1968, per suggerire come la gravità possa essere un
effetto conseguente alle fluttuazioni elettromagnetiche
di punto zero nel vuoto.
1992; Podkletnov e Nieminen: Relazione su esperimenti con
superconduttori, che evidenziano risultati anomali – Prova
di un possibile effetto di schermatura della forza gravitazionale.
1994; Haisch, Rueda e Puthoff: Teoria che suggerisce come
l’inerzia possa essere vista come effetto conseguente alle
fluttuazioni elettromagnetiche di punto zero del vuoto.
1994; Alcubierre: Teoria relativa ad un modello di "warp
drive" consistente con la Relatività Generale.
1996; Eberlein: Teoria che suggerisce come l’effetto di
sonoluminescenza osservabile in laboratorio possa essere
spiegato tramite l’estrazione di fotoni virtuali dalle fluttuazioni
elettromagnetiche di punto zero.
- Alcune ricerche preliminari
nel campo della propulsione
Di seguito forniremo alcune brevi note circa alcune idee
emergenti, correlate in qualche modo con l’obbiettivo della
realizzazione pratica di viaggi interstellari: esse riguardano
il controllo delle forze gravitazionali o inerziali, gli
spostamenti a velocità superiori a quella della luce, e
l’utilizzo dell’energia naturale presente nel vuoto. Sebbene
la fisica non sia progredita fino al punto in cui le "propulsioni
spaziali" o le "propulsioni a curvatura" possano passare
allo stadio di ingegnerizzazione, alcuni ricercatori, nell’ambito
della comunità aerospaziale ma anche altrove, sembrano tenere
costantemente in considerazione questi ed altri nuovi indizi
emergenti. La maggior parte del lavoro svolto in questo
campo è stato alimentato esclusivamente dall’entusiasmo,
dal talento e dall’immaginazione di questi ricercatori.
Solo occasionalmente è stato fornito un supporto anche dalle
organizzazioni alle quali essi appartengono.
Indagini e convegni
1972; Mead. Jr.: Identificazione ed accertamenti relativi
a concetti avanzati di propulsione.
1982; Garrison, et al.: Accertamenti relativi a propulsioni
con prestazioni ultra elevate.
1986; Forward: Accertamenti sulla fattibilità tecnologica
dei viaggi interstellari.
1990; Centro Ricerche NASA di Lewis: Simposio "Vision-21:
Space Travel for the Next Millennium".
1990; British Aerospace Co.: Convegno per rivisitare la
teoria e le implicazioni del controllo della gravità.
1990; Cravens: Accertamenti relativi a teorie alternative
sull’elettromagnetismo e la gravità a scopi propulsivi.
1991; Forward: Accertamenti relativi a concetti avanzati
di propulsione.
1994; Bennet, et al.: Convegno NASA sulla teoria e le implicazioni
dei viaggi a velocità superiori a quella della luce.
1994; Belbruno: Conferenza "Practical Robotic Interstellar
Flight: Are We Ready?".
1995; Hujsak & Hujsak: Fondazione della "Interstellar
Propulsion Society".
Teorie
1984; Forward: Progetto concettuale di una "batteria a fluttuazioni
del vuoto" per estrarre energia dalle fluttuazioni elettromagnetiche
del vuoto, basata sull'effetto Casimir (predetto nel 1948
e dimostrato sperimentalmente da Sparnaay nel 1958).
1988; Forward: Ulteriori accertamenti sulla teoria formulata
nel 1957 da Bondi riguardante l'ipotesi di massa negativa
e le relative implicazioni a scopo propulsivo.
1989; Winterberg: Ulteriori accertamenti sulla teoria di
Bondi sulla massa negativa.
1994; Cramer, et al.: Identificazione delle caratteristiche
dei wormhole naturali con ingressi a massa negativa,
che potrebbero essere rilevabili utilizzando gli attuali
mezzi di osservazione astronomica.
1996; Millis: Identificazione dei restanti sviluppi teorici
richiesti per rendere possibile le "propulsioni spaziali",
e presentazione di sette diversi ipotetici concetti di "propulsione
spaziale".
Esperimenti
1991; Talley: Test relativi all'effetto "Biefeld-Brown"
- risultati negativi.
1995; Millis & Williamson: Test relativi al presunto
effetto di accoppiamento gravità - elettromagnetismo dichiarato
da Hooper - risultati negativi.
1995; Schlicher: Prove sperimentali relative ad una possibilità
di spinta ottenuta dai "Campi Asimmetrici di Induzione Magnetica"
- risultati non confermati.
1996; Forward: Proposte di esperimenti per la verifica delle
teorie relative alle fluttuazioni del vuoto, e di altre
teorie riguardanti la modificazione della massa.
- Relatività Generale: le
teorie della Grande Unificazione
Le forze presenti nel nostro Universo, cioè quelle entità
che producono trasformazioni, interazioni e mutamenti, rientrano
tutte in quattro grandi categorie, quattro forze fondamentali:
la forza di gravità, la forza elettromagnetica,
la forza nucleare debole e la forza nucleare forte.
Da molti anni, uno dei problemi principali di molti ricercatori
consiste nella formulazione di un'unica Grande Teoria Unificata
che assommi le quattro forze in un'unica entità fondamentale,
all'interno di un unico modello che da solo descriva tutti
i fenomeni dell'Universo.
La Relatività Generale spiega come gravità ed elettromagnetismo
siano connessi. Nel formalismo della teoria questo accoppiamento
è descritto in termini di come la massa curva lo spazio-tempo,
rispetto a quale campo elettromagnetico viene misurato.
Per semplificare, la conseguenza di ciò è che la gravità
appare deviare e spostare verso il rosso la luce, nonché
rallentare il tempo. Tali osservazioni ed il formalismo
relativistico che le descrive sono stati verificati sperimentalmente.
Sebbene gli effetti della gravità sull'elettromagnetismo
e sullo spazio-tempo siano stati dimostrati, la possibilità
inversa, ossia l'uso dell'elettromagnetismo per influenzare
la gravità, l'inerzia o lo spazio-tempo, è tuttora nel campo
dell'ignoto.
L'approccio più diffuso per ottenere una migliore comprensione
delle connessioni tra le quattro forze fondamentali consiste
nell'utilizzo di collisioni tra particelle altamente energetiche.
Ad esempio, i ricercatori hanno messo in evidenza lo stretto
legame fra la forza nucleare debole e quella elettromagnetica,
utilizzando proprio collisioni tra particelle subatomiche,
scoprendo in tal modo la cosiddetta forza elettrodebole.
Aumentando l'energia delle collisioni, si è poi individuato
il legame tra questa nuova forza e la forza nucleare forte.
Così, di questo passo, aumentando ancora di più l'energia,
forse potremo comprendere anche la forza di gravità. Sfortunatamente,
l'energia di collisione richiesta in questo caso è attualmente
al di fuori della nostra capacità tecnologica.
- Fisica Quantistica: le
Fluttuazioni del Vuoto e l'effetto Casimir
Energia di Punto Zero (ZPE), o energia delle fluttuazioni
del vuoto, sono termini usati per descrivere le oscillazioni
elettromagnetiche casuali che rimangono nel vuoto, una volta
rimosse tutte le altre forme di energia. Se si rimuove tutta
l'energia da uno spazio, cioè tutta la materia, tutto il
calore, tutta la luce, e così via, si ha che comunque, alla
fine, sussiste ancora una certa energia residua, impossibile
da eliminare. Un modo per spiegare questo fenomeno proviene
dal Principio di Indeterminazione della fisica quantistica,
che implica l'impossibilità di avere uno stato ad energia
zero.
Per le onde luminose nello spazio vale lo stesso principio.
Per ogni possibile colore della luce (frequenza dell'onda
elettromagnetica), incluse tutte quelle che non riusciamo
a vedere (onde radio, microonde, infrarossi, ultravioletti,
raggi X, raggi g ), esiste una certo livello residuo di
"non-zero". Sommando tutte le energie residue per tutte
le possibili frequenze, ciò che si ottiene è una quantità
totale gigantesca, nel campo tra 1036 e 1070
Joule per ogni metro cubo di spazio, cioè "un numero
con 46 zeri" di volte il consumo energetico dell'Italia
in un miliardo di anni, in un solo metro cubo! In termini
semplicistici, è stato affermato che c'è abbastanza energia
nel volume di una tazzina da caffè per evaporare tutti gli
oceani della terra. Per un certo periodo molti fisici hanno
ritenuto questo concetto troppo duro da digerire. Oggi,
l'idea di energia di punto zero è largamente accettata.
Esistono prove che dimostrano l'esistenza della ZPE. Prevista
per la prima volta nel 1948, essa è stata connessa con numerose
osservazioni sperimentali. Gli esempi includono l'effetto
Casimir, le forze di Van Der Waal, lo spostamento
di Lamb-Retherford, le spiegazioni dello spettro della
radiazione di corpo nero di Planck, la stabilità
dello stato finale dell'atomo di idrogeno dopo collassi
radiativi, e l'effetto inibitorio o incrementale delle cavità
nei confronti dell'emissione spontanea degli atomi eccitati.
La cosa che può stupire è come una quantità così grande
di energia sia così difficile da notare. Ciò dipende dal
fatto che essa è essenzialmente il nostro punto di riferimento,
il nostro "zero". Per fare un esempio, immaginiamo di vivere
su di un largo altipiano a 1000 metri di quota, così largo
da impedire di renderci conto dell'altitudine alla quale
ci troviamo. Dal nostro punto di vista, il suolo sta ad
altitudine zero. Finché non si raggiungono i confini di
questo altipiano, non si corre il rischio di precipitare
giù, e non si può capire che il nostro zero sta in realtà
a 1000 metri.
L'Effetto Casimir. La prova più diretta dell'esistenza
della ZPE è l'effetto Casimir. Prendendo due lamine
metalliche e mettendole abbastanza vicine, nel vuoto, la
ZPE le spingerebbe l'una contro l'altra. Ciò avviene perché
tutte le onde elettromagnetiche con lunghezza d'onda troppo
ampia per stare tra le due lamine vengono bloccate. Quindi,
avendo più radiazione, quindi più pressione di radiazione,
all'esterno delle lamine che non nello spazio fra le due,
le due lamine saranno avvicinate dalla differenza di spinta.
L'effetto è stato dimostrato sperimentalmente.
La ZPE può essere sfruttata? La cosa è molto dubbia, ed
inoltre sono ignoti gli effetti secondari di un suo eventuale
sfruttamento. Occorre ricordare che la ZPE è il nostro livello
energetico più basso: per poterlo sfruttare, sarebbe presumibilmente
necessario porsi ad un livello ancora più basso. Metodi
teorici sono stati suggeriti per utilizzare l'effetto Casimir
come fonte di energia (sfruttando la spinta sulle due superfici),
poiché lo spazio all'interno della cavità di Casimir (tra
le lamine) può essere interpretato come zona ad energia
più bassa della ZPE. Tali concetti sono però ancora semplici
esercizi teorici.
Relativamente alle implicazioni della ZPE in campo propulsivo,
ci sono teorie sviluppate da Haisch, Rueda e Puthoff secondo
le quali la ZPE sarebbe la causa dell'inerzia e della gravità.
Queste teorie della gravitazione sono tuttora in fase di
discussione. Anche se fossero corrette, nella loro forma
attuale non fornirebbero un mezzo per utilizzare le onde
elettromagnetiche per indurre forze propulsive. Millis ha
inoltre suggerito che qualunque interazione asimmetrica
con la ZPE può produrre propulsione.
- Il convegno del 1994 sui
viaggi a velocità superiori a quella della luce
Nel maggio del 1994 Gary Bennett del NASA Headquarters
(ora in pensione), riunì un convegno per esaminare le nuove
teorie emergenti della fisica, e tutti gli argomenti correlati
con i viaggi a velocità superiore a quella della luce. Il
convegno fu eufemisticamente intitolato "Advanced Quantum/Relativity
Theory Propulsion Workshop", ovvero "Convegno sulle teorie
quanto-relativistiche avanzate della propulsione", e fu
tenuto al prestigioso NASA Jet Propulsion Lab. Il
convegno esaminò le teorie dei wormhole e dei tachioni,
l'effetto Casimir, i paradossi quantici, e
la fisica dell'universo multidimensionale. I partecipanti
giunsero alla conclusione che esistono abbastanza vie inesplorate
da suggerire e stimolare ricerche future, nonostante i viaggi
a velocità superiori a quella della luce siano ancora oltre
le possibilità della scienza, almeno di quella "ufficiale".
Alcune di queste vie includono la ricerca di prove astronomiche
dell'esistenza dei wormhole e dei wormhole con
ingressi a massa negativa (ricerca attualmente in corso),
verifiche sperimentali sull'eventualità che la velocità
della luce possa essere superiore entro una cavità di Casimir,
e verifiche sul fatto che dati recenti, i quali paiono mostrare
come il neutrino abbia massa immaginaria, possano
essere credibilmente interpretati come prova di proprietà
tachioniche, dove con tachione si intende
una categoria ipotetica di particelle con velocità superiori
a quella della luce.
- I tachioni
Con il termine tachioni si indica una particolare
classe di ipotetiche particelle con velocità superiori a
quella della luce. Queste entità esistono per ora unicamente
entro alcuni modelli teorici, peraltro ancora in discussione,
e non ci sono a tutt'oggi significative evidenze sperimentali
circa la loro effettiva esistenza. La Teoria della Relatività
è un modello molto complesso che ci spiega perché l'universo
ci appaia in un certo modo. Essa si pone in un'ottica, appunto,
"relativa", cioè si mette dalla parte di un generico osservatore
ed illustra le ragioni per le quali quest'ultimo esperisce
determinati fenomeni (le dimensioni che appaiono
rimpicciolirsi, la massa che appare aumentare, il
tempo che appare rallentare, al crescere della velocità
"relativa" dell'oggetto osservato). Una delle proprietà
dell'universo che emergono da questo modello è, appunto,
il limite costituito dalla velocità della luce: possiamo
solo avvicinarla, ma mai raggiungerla. In realtà la teoria
non mette nessun limite "oltre", cioè, apparentemente, non
esiste alcun divieto circa l'esistenza di oggetti con velocità
sì diverse da quella della luce, ma superiori ad
essa. Tali entità sembrano poter essere ammissibili ma,
a causa della loro velocità, superiore a quella massima
per lo scambio di "informazioni" fra gli oggetti, non possono
essere direttamente percepibili.
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Parte
IV
Warp Drive e UFO
Nei precedenti articoli
abbiamo esplorato numerose opportunità offerte dalla fisica
moderna, relative alla realizzabilità, anche solo teorica, della
Warp Drive. La sintesi di tutto, in definitiva, può essere espressa
dal seguente aforisma: poco, nelle attuali conoscenze scientifiche,
sostiene la fattibilità delle propulsioni spaziali, ma nulla
ne nega la possibilità futura. Da quello che ci è noto, l'universo,
per ora, sembra essere stato "progettato" senza alcun divieto
sia per i viaggi a velocità superiori a quella della luce, sia
per quelli nel tempo.
Come rientra l'ufologia in tutto questo? Chiunque affronti l'argomento
UFO in modo serio e rigoroso sa benissimo che un incontro ravvicinato
(IR, in gergo), a priori, può avere numerose spiegazioni. Si
può trattare di un fenomeno raro, di origine naturale od umana,
o anche più comune, ma osservato nell'ambito di un contesto
atipico oppure anomalo. Si può trattare di un fenomeno allucinatorio,
o comunque spiegabile tramite disturbi e patologie della mente.
Si può anche semplicemente trattare di un inganno, più o meno
ben architettato, motivato dalle ragioni più disparate. Ma può
anche trattarsi di un fenomeno provocato da tecnologie estremamente
avanzate, di origine umana oppure aliena: in definitiva, progetti
top secret, oppure manifestazioni di presenze extraterrestri.
Il fenomeno UFO coinvolge tutto il pianeta, e le casistiche
IR sono incredibilmente ricche e vaste. Una grossa fetta dei
fenomeni segnalati è spiegabile in modo rassicurante, attraverso
fenomeni umani, naturali o psicologici, oppure si tratta di
inganni o scherzi. Ma una parte, e non piccola, non riesce a
trovare spiegazioni "tradizionali" che reggano.
Proviamo allora a fare
congetture. Supponiamo che le ipotesi presentate nei precedenti
articoli siano vere, in particolare supponiamo che:
- La gravità sia unificabile
alle altre forze, nell'ambito di un unico modello universale.
- La gravità e l'inerzia siano
manipolabili attraverso campi elettromagnetici.
- Massa ed energia negative
esistano, oppure siano una "interpretazione fisica" di qualche
modello di teoria a noi ignoto, e soprattutto siano in qualche
modo controllabili.
- Il tessuto dello spazio-tempo
possa essere alterato attraverso campi rotanti di energia
negativa, in modo da permettere spostamenti a velocità super-relativistiche.
- Esista una qualche fonte di
energia estremamente abbondante e compatta.
Un aspetto interessante
dei casi IR considerati "inspiegabili" è come essi siano caratterizzati
da elementi ricorrenti, da dettagli comuni che si ripetono in
modo pressoché identico. In particolare, gli oggetti segnalati
sembrano tutti possedere le seguenti caratteristiche:
- Sono caratterizzati da emanazioni
energetiche di natura non identificabile, che circondano
o rivestono la struttura, o che sono localizzate in punti
particolari della superficie esterna.
- Si muovono sfuggendo ad ogni
vincolo aerodinamico, e sono soggetti ad accelerazioni elevatissime,
insopportabili per ogni organismo biologico e per ogni tipo
di materiale conosciuto.
- Sono caratterizzati da intense
emanazioni di campi elettromagnetici, soprattutto nella
regione delle microonde, che provocano fenomeni di ionizzazione
dell'atmosfera e di alterazione della flora e dei terreni.
- Sono associati a fenomeni
di alterazione della gravità e del tempo.
In sostanza, questi
fenomeni IR risultano spiegabili ammettendo l'esistenza di una
qualche tecnologia in grado di manipolare la gravità, l'inerzia,
lo spazio ed il tempo. Come abbiamo visto, la possibilità del
raggiungimento di una tale tecnologia è ben più che semplice
fantascienza.
Casistiche IR alla mano, prese tutte le precauzioni e tutta
la cautela necessarie, sembra comunque che qualcuno ne sappia
molto di più sull'universo, rispetto a quanto noi ne possiamo
sapere attraverso la nostra scienza ufficiale. Se questo qualcuno
provenga da questo mondo, o da altrove, è un'altra questione.
Ma i tempi sembrano maturi per poter venire a conoscenza di
ciò che finora è rimasto nascosto.
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